Oggi vi voglio parlare di una serie tv, che tanto piace e che sta spopolando su Netflix: “La saga dei Bridgerton”, dove le donne anticipano i tempi e mostrano indipendenza, forza di volontà, astuzia e determinazione, in un’epoca in cui la massima aspirazione femminile era contrarre un matrimonio con un gentleman di ottimo rango che le garantisse un tenore di vita adeguato e senza problemi.
È una serie tv americana ambientata in Inghilterra, la prima stagione è di otto episodi, di circa un’ora l’uno. Gli attori principali sono: Phoebe Dynevor (Daphne Bridgerton), Regé-Jean Page (Simon Basset), Jonathan Bailey (Anthony Bridgerton), regia: Julie Anne Robinson,. Ideatore: Chris Van Dusen.
La serie é tra le top ten più viste nel nostro paese, ambientata nell’alta società londinese dell’età della Reggenza (1811-1820), anche se non tutti i particolari sono esattamente fedeli all’epoca, racconta le vicissitudini sentimentali e non solo, di questa famiglia di visconti.
La madre vedova con quattro figli maschi e quattro figlie femmine, é alle prese per maritare il più presto possibile la primogenita Daphne, organizzando feste da ballo e ricevimenti, in modo da poter scegliere la proposta più interessante e conveniente. Nonostante la vasta scelta di proponenti, tra cui un bel principe, Daphne li rifiuta tutti, si invaghisce invece di un bel duca che la fa tribolare non poco. Alla fine le serie più gettonate risultano sempre quelle dove ci sono storie intriganti e complicate, con un lui e una lei fuori dalle righe, che rompono gli schemi e ci tengono incollati allo schermo; ma nella realtà era così?
Secoli fa le donne erano sottomesse ma anche ora non è che la situazione sia così cambiata in alcuni contesti.
Anche nel passato le donne rivendicavano i loro diritti, non erano deboli ma ribelli e determinate, la serie Bridgerton ne é l’esempio lampante. Tralasciando i sentimenti, anche alcuni degli attori maschili fanno la loro bella figura, saranno sicuramente nei sogni proibiti di tante donne, comuni mortali, che sarebbero ben felici di incontrarli veramente nella realtà, Simon il duca o Anthony il visconte: ma perché anche io non ho mai avuto occasione di conoscere tipi così? Le location dove si svolgono gli episodi sono meravigliose, castelli e ville da mille e una notte, i giardini pieni di fiori e di prati infiniti.
Gli spunti con la realtà ci sono sempre, le serie spesso sono di parecchie stagioni ma ci vogliono sempre colpi di scena e situazioni ad alto tasso di suspanse, e qui non mancano, per mantenere alta la curiosità del finale.
Quello che mi ha colpito in modo particolare, da sarta lo posso constatare, sono stati gli abiti e i costumi rifiniti nei minimi particolari: basti pensare che sono riusciti a realizzarne in pochi mesi ben 7.500, di cui più di 100 solo per Dafne; vere e proprie opere d’arte, bustini e corsetti, per tutte le donne del cast, che in quegli anni venivano strizzati al busto, a tal punto da faticare a respirare, come si dice sempre: se bella vuoi apparire un po’ devi soffrire.
Anche gli accessori come cappelli, parrucche, gioielli non si risparmiano, sono carichi di fili di perle e pietre, rifiniti alla perfezione. Sono serviti più di 230 professionisti per cucire, tagliare e decorare: devo dire che hanno fatto un lavoro veramente strepitoso. Purtroppo otto episodi finiscono velocemente e credo che solo in primavera siano previste le riprese per la seconda serie, che tra un anno circa poi vedremo in tv.
Devo ammettere che il binge watching (quando guardi gli episodi di una serie tutti insieme) questa volta ha preso il sopravvento: prometto che la prossima volta me li gusterò con più calma, anche se non mi sono pentita di averli visti tutti insieme.
È stata come una puntura di positività e di vita che in questo momento tanto necessita. Viva i Bridgerton!
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